“Metti una sera a cena”: il Chianti torna a riveder le stelle protagonista sulla tavola del ristorante tristellato Da Vittorio

Lug 12, 2021 | Chianti Blog, Uncategorized

Il vino rosso simbolo del Made in Italy che si adatta ad ogni tipo di contesto, in una speciale press dinner con Asti D.O.C.G., Pasta di Gragnano I.G.P. e Provolone Valpadana D.O.P

Metti una sera a cena, dopo un periodo di pandemia che ha bloccato i canali primari della socialità, in un contesto dal sapore internazionale e con uno chef di fama mondiale che rappresenta un’istituzione tutta italiana. Il ‘toscano rosso rubino’ in visita a Brusaporto, in piena Lombardia ai piedi di Bergamo, alla corte dell’illustre Chicco Cerea, volto sorridente dell’Olimpo della ristorazione tricolore composto da undici ristoranti a tre stelle Michelin.

Il vino Chianti si è seduto così al tavolo d’onore, tra le creazioni di Chicco e la sua brigata, in maniera spigliata come sua vocazione ed in grado di duettare con piatti anche ‘eversivi’ rispetto ai tradizionali abbinamenti. 

Una cena per celebrare quattro denominazioni italiane di grande attrazione nei mercati di tutto il mondo. Un quartetto di prodotti enogastronomici che raccontano tanto dell’Italia godereccia e hanno in sé l’essenza della cucina italiana. Oltre al Consorzio Vino Chianti, dunque, al tavolo del Da Vittorio, insieme ai giornalisti specializzati, hanno presenziato anche Asti D.O.C.G., Pasta di Gragnano I.G.P. e Provolone Valpadana D.O.P.

Un progetto patrocinato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, tradottosi in una press dinner che ha messo in luce la straordinaria duttilità di questi quattro prodotti, che portano con e in sé il risultato di un’eccezionale esperienza e cammino storico.


L’Asti, simbolo della grande operosità e ingegno del Piemonte monferrino, la Pasta di Gragnano che è un baluardo nazionale di capacità, tutta italiana, di realizzare autentica ‘industria sartoriale’, ed il Provolone Valpadana che nella sua forma inconfondibile racchiude l’intelligenza casearia nostrana. E capitano di questa squadra, naturalmente, il Chianti.

Giovanni Cafiero, Responsabile Comunicazione Consorzio di Tutela della Pasta di Gragnano IGP, Vittorio Emanuele Pisani, Direttore Consorzio Provolone Valpadana DOP, Giovanni Libero Stradiotti, Presidente Consorzio Provolone Valpadana DOP, Giovanni Busi, Presidente Consorzio Vino Chianti, Luca Alves, Event Manager Consorzio Vino Chianti Giacomo Pondini, Direttore Consorzio per la Tutela dell’Asti D.O.C.G.

In abbinamento, con estro e fuori dagli schemi

Scorre, il Chianti scorre: il rosso fiume del Sangiovese non ha confini di sorta, non si spaventa davanti a nessuna porta e si adatta, nelle sue peculiari declinazioni, ad ogni contesto o occasione di consumo. Anche quando il palcoscenico si fa raffinato e difficile, come un immaginario palco della Scala di Milano, nel contesto tristellato il vino Chianti sale in cattedra.

Esordio scoppiettante con il Chianti D.O.C.G. d’annata 2019 in abbinamento alla Pasta mista di Gragnano IGP con astice, cozze e Provolone Valpadana D.O.P. piccante; un piatto che, mutatis mutandis, rappresenta un caposaldo della tradizione dei Cerea e del mare spinge i sapori. Un Chianti relativamente giovane e servito fresco, in punta di piedi su tannini eleganti ed acidità composta, tornito di tanti piccoli e nitidi frutti rossi: la soluzione ottimale, anche per sfatare il mito che il vino rosso con il pesce non possa perfettamente abbinarsi.

Poi il Pacchero alla Vittorio, un piatto che si annovera nei libri di storia e feticismo gastronomico; semplice e diretto, come la mantecatura che il buon Chicco esegue proprio in sala, sul carrello, davanti agli occhi ingolositi dei commensali. Ecco quindi duettare con schiena dritta il Chianti Superiore D.O.C.G. 2016, col suo ‘timbro’ più caldo e vellutato, a tinte e polpa da frutti più scuri, come di prugna matura, con la giusta altezza e struttura, e la dose di freschezza che serve per reggere le pieghe zuccherine del pomodoro, principe del piatto.

E dopo i grandi classici, è arrivato il momento del secondo piatto che introduce sapori inconsueti e rivisitati: Punta di petto con dragoncello, yogurt e kale. Accenti mediorientali in un trittico di sapori al quale è stato abbinato il Chianti D.O.C.G. Riserva 2015. Un’annata ricca di grandi profumi, di concentrazione ma al contempo di grande equilibrio, in un bicchiere dove eleganti speziature derivanti da un sapiente passaggio in legno, si fondono ad una più spessa tessitura e struttura, che gioca sul velluto tra volumi e durezze. Una danza inebriante d’aromi e piacere, tutti declinati al ritmo del Sangiovese, ormai indiscusso, campione di evoluzione e dinamismo.

Infine, come in tutti i tristellati che si rispettino, è stata servita la petit patisserie, che in questo caso consiste in un vero e proprio divertissement dei sensi.

Dulcis in fundo, ecco il Vin Santo del Chianti D.O.C. 2014, un gioiello ‘imperfetto’ di enologia e sintesi liquida di tradizione e unicità. Qui sarebbe riduttivo ed irrispettoso parlare di solo un ‘vino dolce da dessert’, in un ambito spesso troppo trascurato come quello del fine pasto e dell’arte pasticcera e dolciaria in sé. Ma in un tempio di alta gastronomia come quello del Da Vittorio, anche il Vin Santo ha goduto della sua legittima attenzione, ponendo un ideale grande punto esclamativo ad una serata tanto attesa, che sa di ripresa, impeccabilmente all’italiana.

Il Made in Italy mai come oggi vince se impara a suonare come un’orchestra, promuovendo non un singolo prodotto ma una forte cultura diffusa ed operazioni concrete. Il passato ci ha mostrato quanto possiamo andare avanti individualmente, ma il futuro dovrà insegnarci che insieme si può andare ancora più lontano”.